Idrokinesiterapia e la specificità del Metodo A.S.P. (Approccio Sequenziale Propedeutico)

Idrokinesiterapia: la specificità del Metodo A.S.P.

Quando si parla di Idrokinesiterapia ( o riabilitazione svolta in acqua) non si può pensare di eseguire in acqua le consuete tecniche riabilitative svolte a terra, in quanto il sistema osteo-articolare, muscolo-tendineo e neurologico si comportano in acqua in modo diverso rispetto a quando il paziente si trova a secco.
E’ stato necessario, quindi, improntare una tecnica nuova che tenesse conto principalmente delle proprietà fisiche dell’acqua e della situazione morfofunzionale del soggetto; importante per pianificare il lavoro in acqua, è la valutazione funzionale del paziente a terra  al fine di individuare l’area d’intervento tenendo conto che l’obiettivo dell’Idrokinesiterapia è la riconquista dell’ambiente gravitario con una diversa condizione di funzionalità, postura, rilassamento e benessere.
L’Approccio Sequenziale Propedeutico è un metodo di lavoro eseguito in acqua i cui principi emergono già dalla sua definizione.

Per Approccio si intendono tutte le procedure messe in atto per l’ambientamento, la valutazione e l’acquaticità del paziente in relazione alla patologia trattata, mentre Sequenziale e Propedeutico sono le caratteristiche del lavoro svolto; è un approccio, una modalità di valutazione e trattamento del paziente in acqua che viene sottoposto ad esercizi Sequenziali, cioè di difficoltà crescente, in modo tale che ogni esercizio successivo venga proposto solo una volta acquisito il precedente, procedendo dal semplice al complesso, e Propedeutico perché propone sequenze di esercizi che inizialmente permettono l’ambientamento, la confidenza e l’adattamento del paziente in acqua e successivamente, aumentando la difficoltà degli esercizi proposti, permette il miglioramento delle performance fino all’acquisizione della totale autonomia in acqua. Il trattamento necessita di una valutazione iniziale del paziente, eseguita sia a secco che in acqua, con l’obiettivo di individuare eventuali disarmonie del corpo, deviazioni rispetto alla linea mediana e posture inadeguate sui tre piani frontale, sagittale e trasversale.

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L’utilizzo di ausili per la valutazione in acqua permette di analizzare l’assetto spontaneo del paziente nelle tre diverse posizioni, supino, prono e seduto e i rispettivi passaggi posturali, evidenziando maggiormente le disarmonie corporee poiché la spinta idrostatica le amplifica.
Per la valutazione della posizione supina viene inserita una ciambella sotto al bacino che, oltre ad offrire una base di appoggio per il galleggiamento, amplifica gli squilibri del tronco; in posizione verticale, invece, facendo affondare due ciambelle con gli arti superiore si evidenziano gli squilibri del tronco e i deficit dei 4 arti; da prono, infine, la ciambella permette di raccogliere gli arti inferiori in flessione ed evidenziare il comportamento di tronco e spalla.
Sulla base dei dati raccolti dalla valutazione si procederà con l’impostazione del trattamento e degli obiettivi ponderati in base a potenzialità e deficit del paziente.Il metodo A.S.P. in idrokinesiterapia mette in relazione le proprietà fisiche dell’acqua con i principi neuromotori della rieducazione e neurofisiologici delle patologie con lo scopo di facilitare i processi di apprendimento di nuove capacità del paziente in un ambiente microgravitario per poi trasferirle a terra.
Questa metodica offre la possibilità di lavorare sul reclutamento di fibre muscolari sfruttando il Principio di Archimede, con una proposta di rinforzo cranio-caudale e prossimo-distale mediante contrazioni concentriche ed eccentriche e l’utilizzo di ausili, permette di eseguire un lavoro propriocettivo, grazie all’aiuto della spinta idrostatica, variando i carichi, e sull’equilibrio sfruttando gli elementi destabilizzanti dell’acqua. Ovviamente il tutto deve avere un riscontro a terra altrimenti i miglioramenti risulterebbero vani.
La sequenzialità di questo approccio è permesso dalla possibilità di aumentare o diminuire le difficoltà degli esercizi variando alcuni parametri:

    • Uso degli ausili: sono elementi galleggianti che secondo l’utilizzo che se ne fa possono agire dando sostegno, resistenza o risultare un ostacolo, stabilizzando o destabilizzando l’equilibrio. Possono essere a volume variabile o non.
    • Volume degli ausili:la variazione di volume è relazionata all’obiettivo che ci si propone. Nel caso di una ciambella, risulterà facilitante se sgonfiata e più destabilizzante se gonfiata poiché porterà all’aumento della spinta idrostatica.
    • Livello dell’acqua:più è alto il livello, più è alta la difficoltà.
    • Superficie:una maggiore superficie aumenta la stabilità, diminuendola, la posizione diventerà più instabile.
    • Volume polmonare:il volume respiratorio dell’uomo è incomprimibile, con l’ispirazione il corpo del paziente emergerà, con l’espirazione si immergerà, caratteristica sfruttabile negli esercizi quando si sarà acquistata una migliore acquaticità.
    • Velocità di esecuzione del movimento:un movimento più lento è più controllato, facile da interiorizzare e apprendere ma più difficile da controllare, uno più veloce richiede uno sforzo maggiore poiché aumenta la resistenza idrodinamica e la turbolenza dell’acqua ma necessità di un minor controllo.
    • Peso:può variare il rapporto di galleggiamento tra le parti immerse e non.
    • Presenza di punti fissi:sostengono il paziente, sono utili soprattutto all’inizio del trattamento per far acquisire sicurezza nell’ambiente e man mano diminuiti ed eliminati.

 

Variando questi parametri quindi si può eseguire un percorso riabilitativo di difficoltà sempre crescente. Fondamentale però è soffermarsi sull’ambientamento che è considerato parte integrante del trattamento, grazie al quale i risultati saranno sicuramente migliori con il paziente sicuro e in confidenza con l’ambiente in cui si trova. Il tutto poi ha un risvolto anche sociale, poiché il percorso riabilitativo ha lo scopo di rendere autonomo il paziente nell’ambiente acqua, autonomia che potrà essere sfruttata, poi, anche fuori dal contesto riabilitativo.

Dott. in Fisioterapia Fulvio Cavuoto

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