Idrokinesiterapia nel trattamento delle scoliosi

La scoliosi è una forma di dismorfismo che si presenta come una curvatura laterale, permanente, della colonna vertebrale associata alla rotazione dei corpi vertebrali. La rotazione delle vertebre determina il gibbo, in genere costale.

Gli obiettivi che ci poniamo nel consigliare un ciclo di terapia in acqua sono mirati al complemento della terapia a “secco” e possono così essere riassunti:
a) schema corporeo;
b) reintegrazione statica
c) possibilità di sfruttare il lavoro eccentrico
d) mobilizzazione – reintegrazione di parti del corpo
e) algie vertebrali e compressioni articolari 

Utilizziamo principalmente la terapia in acqua (idrokinesiterapia), in paramorfismi e disformismi lievi con gibbi inferiori di 7 mm. e curve inferiori a 20° Cobb, rispettando le regole che grandi studiosi di biomeccanica (Geyer, Defà, Stagnora, Clernau, etc.) hanno formulato, dopo sperimentazioni eseguite con rigore scientifico.

In tali pazienti miriamo i primi tre obiettivi: schema corporeo, reintegrazione statica, possibilità di sfruttare il lavoro eccentrico dei muscoli antigravitari ed in particolare dei muscoli spinali.

 

scoliosi

a) Schema Corporeo 
Lo Schema Corporeo (S.C.) non è altro che l’idea inconscia che abbiamo del nostro corpo. Normalmente tutti quanti noi viviamo e ci spostiamo, reagiamo agli stimoli esterni di ogni natura senza preoccuparci se il movimento o gli atteggiamenti che assumiamo siano armonici o meno.

Tutto ciò perché viviamo in un campo gravitazionale al quale quotidianamente dobbiamo rapportarci: è l’istinto di conservazione che ci condiziona. In un dismorfismo, lo Schema Corporeo è alterato, ad ogni tentativo di ricondizionamento verso la fisiologia non sempre può essere “interiorizzato” con facilità.
Con la riabilitazione in acqua (idrokinesiterapia),  si può aiutare a percepire meglio le parti del corpo e le relazioni che tra esse esistono.

Si parte naturalmente dalla respirazione. Attraverso un processo di tipo psicomotorio, si insegna a variare i volumi polmonari, le emissioni vocali, ad interiorizzare ogni parte dell’apparato respiratorio messo in relazione con il resto del corpo. Questo tipo di esperienza può essere facilmente intuita espirando in posizione verticale in acqua alta, oppure orizzontale: ad ogni mutamento dei volumi respiratori corrisponderà una reazione del corpo che, a differenza dell’ambiente aereo esterno, si troverà avvolto da materia con una certa densità. La densità dell’acqua agisce come biofeedback su di noi favorendo le reazioni del nostro corpo.

La persona che mostra difficoltà ad accettare un nuovo Schema Corporeo, sarà aiutata in acqua anche grazie al rilassamento e alla distensione che essa procura. La presa di coscienza da parte del paziente è un primo grande passo verso l’integrazione psico-somatica.

 

 

b) Reintegrazione statica 
Considerando che l’uomo vive in ambiente gravitario, il problema della reintegrazione statica va sempre affrontato. In piscina con la riabilitazione in acqua (idrokinesiterapia secodo il metodo A.S.P.- Approccio Sequenziale e Propedeutico),  lavorando in piedi con i vari livelli che decrescono, abbiamo la possibilità di modulare la rimessa in carico.

Il nostro paziente, oltre ad essere più cosciente nei confronti del proprio Schema Corporeo fisiologico, dovrà gradualmente mantenerlo sotto la guida del fisioterapista e di alcuni ausili che sfruttano la spinta idrostatica.
In questo modo i livelli di apprendimento sono anche legati ad un approccio di tipo sequenziale e propedeutico.

c) Possibilità di sfruttare il lavoro eccentrico. 

Una particolare caratteristica che tramite la spinta idrostatica può essere sfruttata, è la possibilità di effettuare contrazioni eccentriche dei muscoli antigravitari. L’esercizio è impegnativo e richiede concentrazione al paziente che dovrà cimentarsi nel controllo di alcuni ausili, di punti fissi o semifissi della vasca, delle prese manuali che il fisioterapista effettua, di un adeguato esercizio respiratorio (A.S.P.).

d) Mobilizzazione – reintegrazione di parti del corpo 
Nei paramorfismi e dismorfismi del rachide, sicuramente si dovrà fare i conti con gli “squilibri” statici e dinamici determinati dal sovraccarico funzionale di alcune zone del corpo che in fisiopatologia si traducono in ipertonia a carico dei muscoli della statica. Il rilassamento di questi muscoli in assenza di gravità è uno degli obiettivi più ricercati: talvolta però, il paziente va precedentemente guidato verso la corretta mobilizzazione di tutte le zone del corpo, in particolar modo quelle più critiche (es.: bacino, tratto lombare, dorsale) per poterle poi reintegrare con lo Schema Corporeo e la respirazione.

La riabilitazione in acqua con il Metodo A.S.P. (Approccio Sequenziale e Propedeutico) in questo contesto facilita la mobilizzazioni e l’apprendimento proprio perché continua a dare una esterocettività (tramite la densità) e una propriocettività (posizione, guida manuale) che il paziente interiorizza ai fini di una sempre più completa percezione del proprio corpo. Ogni movimento non sarà più afinalistico ma mirato in un armonico lavoro tra corpo-coscienza-ambiente.

Tutto ciò che abbiamo fin qui esposto vale come supporto terapeutico ad un programma di base di rieducazione posturale in palestra per le forme minori. Per quanto riguarda la scoliosi strutturale e di una certa gravità, utilizziamo determinati esercizi terapeutici in acqua (ad esempio le mobilizzazioni passive A.S.P.) esclusivamente in preparazione al trattamento ortopedico o chirurgico. Per queste forme gravemente strutturate, stiamo studiando un approccio terapeutico di Idrokinesiterapia in corsetto, sempre come supporto ad una terapia in corsetto eseguita “a secco”.

e) Algie vertebrali e compressioni articolari 
Nelle deformità vertebrali dell’adulto in fase algica a scopo decontratturante ed antalgico utilizziamo l’Idrokinesiterapia con il metodo A.S.P. (Approccio Sequenziale e Propedeutico)  per i fenomeni compressivi a carico delle articolazioni, poiché la scoliosi può essere considerata l’anticamera dell’artrosi e dei dolori reumatici che ne derivano. La riabilitazione  in acqua (l’Idrokinesiterapia), soprattutto se effettuata con temperature adeguate, si rivela una modalità riabilitativa per le algie. In particolar modo, se queste ultime sono sia di origine muscolare che articolare (compressioni) con il lavoro in ambiente microgravitario facilitato dall’azione manuale del fisioterapista e della respirazione si può rapidamente alleviare la sintomatologia. La liberazione del sintomo è il primo passo verso la collaborazione del paziente che si sentirà meno angosciato e più coinvolto verso nuovi obiettivi del nostro iter terapeutico A.S.P. (Approccio Sequenziale e Propedeutico).

La puntualizzazione degli obiettivi, serve esclusivamente per renderli più comprensibili, poiché nel lavoro in acqua tutto rientra in una globalità di intervento ove si può insistere più su un aspetto o su di un altro, senza però settorializzare troppo il nostro lavoro. Va ancora sottolineato che le facilitazioni, che con la riabilitazione in acqua si possono dare, non dovranno mai essere considerate come la soluzione esclusiva del problema.
L’acqua sfruttata per ciò che con la sua fisica può dare, è un valido supporto alla terapia riabilitativa delle scoliosi, un elemento a volte più gradito per il contesto in cui si svolge la terapia, un ambiente dove vivere con minor peso psicologico un programma riabilitativo.

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