Sindromi atassiche, nuove manovre A.S.P.

Durante questo anno mi sono dedicato particolarmente allo studio delle sindromi atassiche, per dare un’idea di continuità tra le sequenze statiche e dinamiche.

Ribadisco che a seconda della gravità l’A.S.P. prevede il lavoro in galleggiamento con tutte le sequenze che conoscete, verticali, orizzontali e, dove possibile prono.

I pazienti meno gravi potranno usufruire maggiormente delle sequenze che vanno dalla posizione inginocchiata, passando per quella intermedia, per terminare in stazione eretta, ovviamente usando opportunamente gli ausili sugli arti superiori ed inferiori.

Osservazioni e considerazioni sulle sindromi atassiche

In posizione eretta, con il livello dell’acqua compresa tra la linea mammillare e SIAS, il corpo è instabile sul piano frontale e laterale (caduta in avanti, dietro, lateralmente).

I compensi sul piano frontale sono evidenti con l’apertura della base di appoggio, mentre sul piano laterale con la posizione raccolta, ovvero in immersione fino al collo.

Tra le vecchie sequenze ricordiamo la deambulazione con la tavoletta sotto i glutei in immersione cercando gradualmente di innalzare il baricentro. In posizione eretta invece è utile stringere la base, con l’amplificazione della spinta idrostatica sempre usando gli ausili sugli arti.

La progressione dinamica verso il “Pendolo” prevede la partenza dal compenso sul piano laterale (accucciato), afferrando le ginocchia in galleggiamento.
Il “Pendolo” ha la massima stabilità in posizione prona: la nuova progressione potrebbe essere con partenza verticale, poi in galleggiamento prono, successivamente in estensione del capo, apertura dell’angolo d’attacco terminando inferiore a 90°.

A questo proposito (sempre nelle sindromi non gravi), ricordo che nel lavoro dinamico in acqua degli adulti viene spesso trascurato l’importanza dell'”emersione controllata”.
In psicomotricità per i bambini invece viene molto sfruttata sotto forma di gioco; l’emersione, partendo dall’assetto prono o dall’immersione prona, si esegue con l’estensione del capo, la raccolta tipo pendolo, il posizionamento dei piedi al suolo ed infine l’uscita in stazione eretta: un perfetto esempio di esecuzione dinamica all’opposto del punto 1 sopra descritto (unione tra accucciata e pendolo).

Progressione dinamica da accucciato a supino

Il paziente guidato al raggiungimento della posizione supina in galleggiamento, troverà stabilità nella posizione a “stella”; la progressione “base A.S.P.”, anche senza ausilio (come facciamo durante la valutazione da supino) crea difficoltà: in particolare si nota come l’elevazione di un arto crea il rullamento omolaterale: quest’ultimo, come sappiamo, viene corretto:
a) con l’ausilio sotto il bacino,
b) con il “pane e salsiccia”.

Ho osservato che nelle sindromi asimmetriche, accavallare le caviglie ripristina l’equilibrio, quindi potrà essere presa in considerazione come facilitazione.
In psicomotricità le suddette osservazioni biomeccaniche in acqua potranno essere sfruttate nel lavoro con piccoli gruppi coordinati dal TNPEE con giochi come:
a) passaggio di oggetti ad es. da destra a sinistra (viceversa),
b) afferrando il bambino alle ginocchia dalle spalle (le gambe del bimbo sono flesse), invitandolo ad afferrare e portare a sé un oggetto, ovvero la progressione verso la posizione distesa-raccolta del “pendolo al punto 1”.

 Comportamento degli occhi

durante l’ esecuzione di alcuni schemi come ad es. “sdraiato con ciambella sotto il bacino” e “pane e salsiccia”, la deviazione dello sguardo comporta importanti cambiamenti all’assetto:
a) sguardo in alto, aumenta l’estensione del rachide;
b) sguardo laterale, aumenta la rotazione. Consiglio pertanto uno sguardo panoramico frontale, e progressivamente la chiusura degli occhi (utilissima in caso di nistagmo). Infine per non condizionare troppo l’esecuzione della sequenze da supino, è preferibile avere una presa progressivamente dalla radice delle cosce, al cavo popliteo fino alle caviglie (simmetrico o asimmetrico).

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